Questa volta ci addentreremo nella psicologia-cognitiva applicata allo sport, per comprendere quali sono i fattori sui quali dobbiamo lavorare e che possano migliorare la propria crescita e le proprie performance ai fini del risultato.

Questi elementi sono:

  • La formula

  • Le credenze

  • I micro-comportamenti

  • La motivazione

  • La ripetizione

  • Il feedback

  • La zona di confort

  • La cultura dell’alibi

1 – La formula

Il successo agonistico è espresso da una formula:

preparazione atletica + tecnica + tattica + strategia

il tutto moltiplicato x mentalità vincente = RISULTATO SPORTIVO

Queste sono le chiavi dove lavorare duramente, potremmo obiettare che il talento e la fortuna giochino un ruolo importante. In realtà il talento se c’è può facilitare le cose ma non è sufficiente, in quanto solo il lavoro costante, duro ed impegnativo abbinato al talento possono sconfiggere il lavoro costante, duro ed impegnativo, altrimenti è perdente.

La fortuna o la sfortuna sono fuorvianti, depotenzianti, sono solo delle comode giustificazioni di performance non all’altezza (il vento, il terreno di gioco, il sole, il dolore fisico, ecc.ecc.)

Nella formula ci sono 5 elementi, se un atleta è molto forte nei primi 4 ed è debole nella mentalità vincente, difficilmente otterrà risultati agonistici importanti e di crescita. Nell’allenamento risulterà molto forte, ma in questa situazione l’assetto mentale non è quello della gara, infatti ci sarà meno ansia, meno stress, meno impatto sull’autostima. Invece un atleta meno forte nei primi 4 elementi ma molto forte nella mentalità vincente in gara si trasforma e sarà in grado di performare a livelli molto alti.

Quindi dobbiamo curare l’assetto mentale perché è fondamentale per la prestazione agonistica, non a caso è il moltiplicatore della formula.

Allora cosa è la mentalità vincente? È la capacità di affrontare la competizione in modo proattivo, nella piena consapevolezza delle proprie capacità.

La mentalità vincente è costituita da 3 elementi:

  1. saper essere (l’atteggiamento mentale)
  2. saper fare (le competenze acquisite)
  3. saper voler fare (l’entusiasmo, la passione).

È quindi importante lavorare molto sulla mentalità vincente, intervenendo su alcuni fattori:

  • l’autoefficacia: cioè la consapevolezza e la fiducia nelle proprie capacità di attivare i propri punti forti per delle performance eccellenti.
  • responsabilità: cioè la capacità di dominare i condizionamenti esterni, concentrando tutta la forza mentale nella prestazione.

Un agonista con mentalità vincente agisce, anche rischiando, per la propria prestazione.

Un agonista con bassa mentalità vincente non agisce, adduce ai condizionamenti esterni e quando non ci sono’ ha pronte una serie di scuse alle quali lui per primo crede!!

Invece il lavoro da fare sulla mentalità vincente è di assumersi sempre le responsabilità delle proprie prestazioni, analizzando ed utilizzando gli errori come elementi di apprendimento e di crescita, valorizzando i punti forti.

2 – Le credenze

Le Credenze negative sono un altro aspetto molto importante per l’atleta, cresciute dentro ognuno di noi nel corso del tempo, generate da noi stessi, dai genitori dai maestri di scuola e da chiunque ci circondi che abbia un peso nella nostra vita.

Le credenze sono molto condizionanti e limitanti. L’esempio classico per capire cosa sono le credenze è quello dell’insegnante che riferisce ai genitori che il figlio non è portato per la matematica, oppure il genitore che educa il figlio dicendogli di non essere capace o non è portato per questa o quell’altra cosa. Pensate che disastro, che paletti limitanti lo sviluppo e l’autostima. In uno sport come il tennis ci si riferisce quasi sempre nei riguardi di un particolare colpo. Quindi è necessario superare le credenze errate e limitanti con le credenze potenzianti, per mezzo del lavoro duro, sacrificio, l’accettazione degli errori, compiendo dei veri e propri atti di pirateria mentale nei confronti di noi stessi.

Noi siamo ciò che vogliamo essere, non abbiamo i limiti che ci diamo o che ci fanno credere di avere.

Noi siamo e diventiamo ciò che crediamo di essere o ci fanno credere di essere.

Quindi l’atleta, in questo caso il tennista, deve agire con convinzione per mezzo dei micro comportamenti e migliorare le proprie aree che lo necessitano.

3 – I micro-comportamenti

A piccoli passi, a micro obiettivi, solo cosi è possibile cominciare a cambiare qualcosa e riuscire in toto nel tempo.

Non ho mai visto persone che il lunedì abbiano cominciato la dieta drastica e proseguita nel tempo, meglio un passettino per volta perché si deve costruire quella famosa rete di neuroni che ci consente di farlo e la trasforma in una abitudine (ripetizione).

Teniamo presente che già dei piccolissimi cambiamenti portano già buoni risultati.

4 – La motivazione

Essere motivati in gara è un altro tassello delle fondamenta del risultato perché attiva tanti altri fattori.

Le motivazioni non sono quelle degli altri, nessuno può motivare nessuno, sono personali, devono essere le proprie.

L’allenatore, il genitore, l’amico, possono aiutare la ricerca delle motivazioni, ma solo l’atleta può trovarle e spesso sono nascoste nel profondo di ognuno.

Le competenze (cosa e come l’individuo è in grado di fare) ed i valori personali (credenze, autostima, temperamento, comportamento, tendenze, idee) sono il tramite della spinta motivazionale che porta l’atleta all’azione.

Non lamentarti, agisci!!!

5 – La ripetizione

Per avere performance all’altezza e sviluppare nuove abitudini è necessario la ripetizione, l’allenamento.

Infatti solo con la ripetizione sistematica, costante e disciplinata il nostro cervello sviluppa delle sinapsi e dei nuovi percorsi neuronali che consentono di fare le cose in automatico, assimilare nuove abitudini.

Quando l’atleta affronta una gara, eseguendo automaticamente e correttamente i gesti tecnici,  in automatico diventa altamente performante perché risparmia tempo ed energia che verranno profuse solo nella concentrazione, nella determinazione, nella strategia e nella motivazione.

6 – Il feedback

Un altro elemento importante per la crescita professionale e sportiva è il feedback!!

Cioè ascoltare l’analisi dell’altro che ha osservato la gara, o il proprio compagno, riguardo i propri punti di forza e le proprie aree di miglioramento, non è un giudizio all’atleta ma una osservazione oggettiva della prestazione. Il feedback è un momento importantissimo per la propria crescita ed è essenziale per elaborare la sconfitta.

L’atleta avrà una analisi oggettiva del match e capirà quali siano stati i punti di forza e le aree di miglioramento sulle quali dovrà lavorare per essere performante, evitando il ricorso a scuse e giustificazioni che non portano alcuna crescita motivazionale. Per esempio: “ bravo per l’atteggiamento avuto oggi durante il match, sei stato efficace in questo…….concentrato e focalizzato in quest’altro……grande impegno…….per il risultato ci sono alcune cose da migliorare, per esempio nell’esecuzione di questo colpo…..nella lettura tattica….ecc…ecc…..

I “cazziatoni” e le credenze negative non portano da nessuna parte, non recano benefici, anzi!!!

7 – zona di comfort

Certo non è facile, uscire dall’area di confort è sempre un duro sacrificio ma ripaga tantissimo!!!

La zona di confort è una condizione mentale di sicurezza, dove tutto è rassicurante, noto, senza grandi sorprese, ove tutto è facile, sicuro, veloce, semplice. L’uomo in genere ma l’atleta in particolare non può stare nella zona di confort altrimenti diventa una trappola di vita e mentale che impedisce di avere una visione corretta delle cose. Diventa una cuccia mentale che dà sicurezza all’atleta ma crea noia, insoddisfazione, frustrazione, limiti di crescita e di risultato.

Uscire dalla cuccia mentale, accettare gli errori, elaborarli per crescere in un continuo processo di apprendimento che porta ad elevate performance ed al risultato sperato.

8 – la cultura dell’alibi

Nella maggior parte degli sport sia individuali che di squadra vige in misura più o meno importante la Cultura degli Alibi. Questa attitudine mentale fa sì che nessuno si prenda la responsabilità di ciò che ha fatto e di ciò che può migliorare. Scaricare la colpa porta alla cristallizzazione, al mancato raggiungimento degli obiettivi, ad alti livelli di stress e frustrazione.

Dobbiamo riportare la responsabilità dei risultati sotto la gestione di ogni singolo individuo. Solo in questo modo le persone iniziano a dare il meglio di sé indipendentemente dalle circostanze esterne e questo genera uno straordinario circolo virtuoso all’interno di se stessi oppure della squadra (nel caso del Tennis la coppia in doppio).

Può esserti capitato di dirti che riesci o non riesci a fare qualcosa a causa dell’ambiente in cui sei, delle persone o delle circostanze esterne. In questi casi la domanda da farsi è: “Come posso ottenere il massimo ed essere al meglio anche in questa situazione?”

Se riuscite ad essere al meglio anche nelle circostanze difficili allora, quando le condizioni saranno favorevoli, sarete semplicemente inarrestabili.

Se vuoi cambiare i tuoi risultati devi prima cambiare modo di pensare

La psicologia cognitiva e le neuroscienze consentono di lavorare sull’atteggiamento mentale che si é rivelato il punto più importante, in particolare in sport individuali come il tennis.